Carl A. Whitaker afferma:
“Lui è convinto di aver sposato una donna, ma in realtà ha sposato un’altra famiglia. Deve lottare per riuscire a convincersi di averla realmente catturata, perchè i legami biologici che lei mantiene con la propria famiglia sono più forti del vincolo psicosociale che ha con lui. Lo stesso, naturalmente, vale anche per lei. Lei pensa di averlo catturato, ma in realtà non ha fatto altro che diventare una figlia di seconda categoria per i genitori di lui, che vogliono utilizzarla per riprodurre la propria famiglia, ma non vogliono assumersi la responsabilità di lei come membro effettivo del loro nucleo familiare”
(Tratto da “Considerazioni notturne di un terapista della famiglia” di Carl A. Whitaker).
Queste considerazioni sono profondamente vere non solo per il fatto che le famiglie di origine saranno presenti nella vita della coppia con comportamenti, più o meno leciti, che spaziano dal sostegno al boicottaggio, dalla presenza all’intromissione, dalla comunione d’intenti al conflitto aperto, ma anche perchè la personalità di ciascuno dei componenti della coppia è profondamente influenzata dalle esperienze e dai vissuti relativi alla relazione con le figure genitoriali.
A tal proposito l’analisi strutturale della personalità che ci propone Eric Berne ci permette di individuare un filo conduttore che parte dalla famiglia d’origine e arriva fino agli aspetti più profondi della personalità dell’individuo.
Berne sostiene che ciascuno di noi presenta comportamenti, pensieri ed emozioni riconducibili ai propri genitori, alla situazione attuale (qui ed ora), alla propria infanzia.
Tali comportamenti, pensieri ed emozioni costituiscono le tre componenti dell’Io, vale a dire della personalità dell’individuo: Io Genitore; Io Adulto; Io Bambino.
Quando interagiamo lo facciamo attraverso questi stati dell’Io. Berne chiama le interazioni tra gli individui (e tra i loro stati dell’Io) transazioni.
I membri di una coppia generalmente si scelgono e si uniscono grazie ad un’intesa emotiva iniziale che il più delle volte è dovuta a motivazioni prevalentemente inconsce.
Tali motivazioni, proprio per la loro natura inconscia e quindi non soggetta al controllo della volontà consapevole, spesso portano a stabilire interazioni (e quindi transazioni) ricorsive di natura collusiva: entrambi i partner mettono in atto comportamenti volti a mantenere lo status quo e impedire il cambiamento.
A seconda del tipo di accordo tacito (e inconscio) che si stabilisce tra i membri della coppia, questa assumerà alcune caratteristiche che la contraddistingueranno proprio sulla base della collusione tra motivazioni inconsce.
Emergono in tal modo alcune tipologie di coppie che, seppur rappresentando solo dei modelli puramente teorici di interazioni disfunzionali, sarà utile descrivere, in quanto possono essere d’aiuto nell’individuazione delle dinamiche che a volte portano i membri della coppia a preservare la propria infelicità ed il proprio malessere.
La coppia complementare
Nella coppia complementare vigono le leggi della simbiosi e della compensazione: un membro della coppia mette in atto soprattutto comportamenti che traggono origine dall’Io Genitore manifestandosi responsabile, normativo, affettuoso come un padre o una madre, dedito all’altro, ecc.; il partner di contro mostra atteggiamenti e pattern comportamentali tipici dell’Io Bambino, cercando di infrangere le regole della coppia, non adempiendo alle proprie responsabilità, e mettendosi nella posizione dell’assistito.
L’infermiera e il malconcio, il vecchio riccone e la bambolina (o bambolona, a seconda della statura!), la maltrattata ed il violento ubriacone, sono solo alcuni degli stereotipi di coppia appartenenti a questa tipologia, all’interno dei quali vengono messi in atto comportamenti tali da rafforzare l’atteggiamento dell’altro e impedire il cambiamento. Tali comportamenti hanno lo scopo inconscio di mantenere il proprio ruolo nella coppia, ruolo derivante dalle proprie spinte interne (la spinta è la condizione che l’Io Genitore del padre o della madre ha posto all’Io Bambino del figlio e della figlia in cambio del proprio amore: ad esempio “compiacimi”, “sforzati” o “sbrigati”, “sii perfetto”, “non esistere”, ecc.). Nella coppia complementare, ad esempio, il partner genitoriale potrebbe essere condizionato da una spinta all’essere perfetto (nel ruolo di uomo di potere, di madre di famiglia, di contenitore delle frustrazioni altrui), mentre il partner bambino potrebbe avere impostato inconsciamente il proprio copione di vita sulla compiacenza (come nel caso della bambolina/ona) o sulla capacità di reagire oppositivamente ad essa (come nell’esempio dell’ubriacone violento). Si tratta, come afferma Whitaker, di una circolarità ricorsiva che trova le sue radici in motivazioni profonde e difficilmente intaccabili.
Se invece all’interno della coppia osserviamo continui litigi, poca capacità empatica da parte di entrambi i partner e transazioni comunicative orientate alla competizione, probabilmente ci troviamo di fronte ad una coppia di tipo simmetrico. Apparentemente entrambi i partner si relazionano con l’altro con l’Io Genitore: sanno come si fanno le cose, sanno in cosa l’altro sbaglia, conoscono le leggi che regolano il mondo e dichiarano di essere molto generosi nei confronti dell’altro (nel senso che danno molto di più di quello che ricevono). Ne troviamo esempio nelle coppie litigiose, vale a dire quelle coppie che non riescono a trovare un po’ di pace e di serenità nello stare insieme e non riescono neppure a separarsi. In tali casi spesso ciascuno dei partner nasconde una profonda ferita narcisistica, che ha portato a gonfiare l’Io Genitore per compensare l’incapacità dei propri genitori di amare il figlio per quello che era. Spesso la spinta consiste in un movimento verso l’eccellenza manifestata che nasconde e rinforza un profondo vuoto interiore di desiderio.
Una fenomenologia opposta si può osservare nella coppia trasparente, all’interno della quale il patto inconscio è quello di darsi reciprocamente sostegno e sicurezza, valori che non devono essere messi in discussione e per i quali è lecito sacrificare amore e passione soprattutto nelle loro implicazioni sessuali. Di fatto i membri di questa coppia si comporteranno come fratello e sorella, essendo complici, affettuosi l’un l’altro, sostenendosi reciprocamente e vivendo un’intimità ricca d’affetto, ma priva di sessualità. La transazione che si individua in questa tipologia di coppia è quella tra l’Io Bambino adattato di entrambi i membri, con la totale rinuncia al piacere e al desiderio, vissuti come minacciosi nei confronti della stabilità della coppia.
Chi non rinuncia al principio del piacere invece sono membri della coppia divina, dominata dall’idealizzazione reciproca e dai temi mitici dell’amore romantico. In questa unione domina l’antico conflitto tra Eros e Thanatos, tra amore e morte, vista come unica alternativa al compimento dell’unione perfetta. Si realizza così il dramma di Romeo e Giulietta, dove la perdita delle identità reciproche è il prezzo da pagare per coronare l’unione perfetta. L’Io Bambino libero dei partner della coppia divina si esprime nella ricerca dell’altro idealizzato, quale fonte di ogni piacere (Eros) e di ogni dolore (Thanatos). Manca in questa coppia la capacità di fare un esame di realtà adeguato, che permetta di vedere l’altro per come è, con pregi e difetti, e amarlo di un amore autentico. È la vittoria del falso amore, poichè non si ama la persona, ma l’idealizzazione della persona.
Come già detto si tratta di tipologie della coppia che possono essere utilizzate come delle mappe della realtà per cercare di individuare il sintomo della coppia, tenendo sempre in considerazione che le coppie reali, seppur con le loro dinamiche e interazioni ricorsive, presentano generalmente molte più risorse di quelle sopra descritte.
A tal proposito la coppia in crisi dovrà mettersi in gioco cercando di svelare il proprio contratto implicito per costruirne uno esplicito e consensuale, che può nascere solo dall’utilizzo di nuove norme e principi che derivano dalla rinegoziazione tra i due partner. In tal modo la coppia dovrà affrontare l’arduo compito di ricostruire e consolidare la propria identità e ridefinire le relazioni con le famiglie di origine: a tal proposito Whitaker suggerisce di adottare uno stile centripeto relazionale, tendendo ad un grado elevato di coesione interna senza però isolarsi dalle famiglie di origine. Si tratta di un processo tutt’altro che indolore, caratterizzato spesso da un elevata conflittualità. Ma se il conflitto è sentito come pericoloso per la relazione i partner possono tendere ad evitarlo utilizzando il sintomo: esso infatti è sempre una comunicazione simbolica di qualche cosa che non funziona all’interno della relazione.
Prendiamo ad esempio il sintomo sessuale: esso è funzionale al sistema poichè impedisce la messa in discussione delle regole di contratto inefficaci in quanto l’involontarietà del sintomo stesso ne solleva il portatore dalla responsabilità personale, aggirando e di fatto eludendo, in tal modo la richiesta di cambiamento. Inoltre la sua ricorsività, dovuta al fatto che si autorinforza attraverso ripetute esperienze negative, serve a controllare il comportamento dell’altro e cela un tentativo inefficace di risolvere un conflitto relazionale. Il sintomo in tal modo persiste ed impedisce il cambiamento.
Come si è visto le dinamiche intrapsichiche dell’individuo si intrecciano con quelle relazionali della coppia creando un elevatissimo livello di complessità. Tale complessità non può essere controllata, ma si può tentare di influenzarla positivamente se i partner della coppia sono in grado di riconoscere il proprio disagio ed hanno il coraggio di abbandonare le proprie certezze per scoprire ed esperire nuovi modi di stare insieme.