Le relazione con gli adolescenti

Con i preadolescenti e gli adolescenti, tenere in considerazione alcuni importanti aspetti evolutivi che li differenziano dagli adulti, può risultare molto utile, in quanto permette di comprendere a quali porte è possibile bussare (e a quali è inutile farlo) per costruire dei canali comunicativi efficaci e funzionali al mantenimento di una buona relazione.
In linea generale, con tutte le dovute eccezioni, si può affermare che nel periodo della preadolescenza e dell’adolescenza si possono individuare nei comportamenti dei ragazzi alcune caratteristiche distintive:

  • la tendenza a non chiedere aiuto riguardo a problemi di adattamento, d’integrità, nell’ottenere dei progressi, nell’essere felici; per cui è necessario essere molto empatici, ascoltare senza fare interrogatori e soprattutto cercare di entrare nel mondo dell’interlocutore solo dopo averne ottenuto il consenso;
  • la maggiore influenzabilità dalle variabili ambientali; bisogna allora cercare di osservare non solo i comportamenti, ma anche in quali contesti essi si manifestano, e se cambiano significativamente da un contesto all’altro;
  • le differenze linguistiche e cognitive; si può superare questo ostacolo impegnandosi in un ascolto pieno che vada oltre il resoconto verbale
  • la minor stabilità dei pattern comportamentali; a tal proposito è assolutamente necessario evitare di attribuire etichette, e criticare, se necessario, sempre il comportamento e mai la persona, mantenendo alta l’accettazione incondizionata.

Il genitore (o l’educatore) deve essere a conoscenza di queste caratteristiche nel relazionarsi col ragazzo, per essere in grado di modulare la distanza tra sé e l’altro, cercando di evitare di entrare in collusione col suo interlocutore. Questo pericolo si manifesta soprattutto in quei genitori (o educatori) che, non avendo dei chiari confini interni, tendono a stabilire una relazione troppo amicale con i ragazzi.

Tale relazione non solo disinveste l’adulto dal suo ruolo di responsabilità e autorevolezza, ma crea nel suo interlocutore un sentimento di angoscia più o meno latente, dovuto alla sensazione di non avere dei chiari confini esterni, che ne rende molto difficoltoso il processo di identificazione-separazione.

Oggi è frequente che alcuni genitori si trovino a proprio agio con i figli (e viceversa), ma non riescano a far rispettare le regole della quotidianità. Tale situazione alla fine degenera quasi sempre in conflitti piuttosto aspri e molto difficili da risolvere.

In questi casi è opportuno rivolgersi ad uno specialista capace di prendere in carico la situazione e promuovere un percorso di crescita personale rivolto ai temi della genitorialità.

Tale decisione costituisce un atto di grande responsabilità nei confronti dei propri figli ed è un eccellente punto di partenza per un percorso di attribuzione di valore al proprio ruolo di genitore.





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