Curare la depressione riscoprendo il corpo

Depressione: una parola che può suscitare nelle persone sentimenti di paura, fantasie di sconfitta, inferiorità e morte, atteggiamenti di evitamento e passività verso la vita.

Ciascuno di noi ha affermato almeno una volta nella vita “Sono/Mi sento depresso!”, intendendo talvolta uno stato emozionale transitorio o contestuale a qualche avvenimento, altre volte la percezione di un abbassamento significativo della propria energia vitale.

Ma cosa significa essere depressi?
A. Lowen, padre della psicoterapia bioenergetica, ne’ “La depressione del corpo” sostiene che la persona depressa è incapace di qualunque tipo di risposta, poiché nulla suscita in essa un’emozione.
Qualunque prospettiva di divertimento o piacere, anzi, approfondirà il suo stato piuttosto che risollevarlo.

Questo avviene proprio perché, a differenza di ciò che comunemente si pensa, la depressione non è un’emozione, ma la mancanza di emozioni.
L’atteggiamento della persona che soffre di depressione è poco realistico, in quanto si concentra su un’immagine di sé irreale, in nome di un riscatto verso un trauma o una perdita infantile che ha intaccato la propria sicurezza.
Lo stesso aspetto si riflette nel corpo: l’individuo non è consapevole delle limitazioni imposte dalle proprie rigidità muscolari, ha perso il contatto con il proprio corpo a discapito della concentrazione eccessiva e totalizzante su una rappresentazione personale utopistica; così il non sentire il proprio corpo equivale a non sentirsi nessuno, di conseguenza si cerca di correre ai ripari con un’immagine di se stessi basata sulla posizione economica o sociale e il valore che gli altri le riconoscono.

Queste persone sono “dirette dall’esterno”: hanno bisogno di altri cui poggiarsi emozionalmente, fanno le cose per quelli nell’attesa che ammettano il loro merito ed in nome di questo li amino ed accettino. L’ego è dissociato dal corpo e la necessità di “essere qualcuno” nega l’importanza ed il legame con il corpo stesso.
Per questo motivo, gli approcci psicocorporei si occupano di riportare la persone “nel corpo”, di sentirlo e “tenere i piedi per terra”, come ad esempio attraverso gli esercizi di “grounding”, con i quali si cerca di favorire quel radicamento al terreno – e quindi alla realtà – che permette di prendere contatto con le componenti corporee del proprio vissuto emozionale profondo.

Il corpo del depresso è in uno stato di rigidità, mancanza di energia, presenta motilità ridotta e respirazione superficiale, la postura non è ben eretta, le spalle e la testa tendono ad incurvarsi.
In alcuni casi la schiena rimane forzatamente diritta, in una posizione che potrebbe comunicare sicurezza, ma che funge da semplice copertura: questa è la condizione più comune per chi presenta tratti narcisistici.

La persona depressa è inconsapevole del proprio corpo, anzi lo evita caparbiamente poiché, se si lasciasse andare ad esso, emergerebbero il dolore e la vulnerabilità.

La depressione nasce dal tentativo di non provare dolore, ma ciò porta anche alla negazione del piacere, in quanto questi due stati emozionali sono strettamente legati tra loro. Inoltre il depresso manca di fede, non nel senso della fede religiosa, bensì della capacità di affidarsi a qualcosa o qualcuno.

Così come il neonato ha bisogno di affidarsi alle cure genitoriali, per l’adulto è necessario riuscire a concedersi di lasciar andare il controllo della realtà e di tutti quegli schemi funzionali a non essere vulnerabili, potendo finalmente esperire il piacere.
Chi ha fede non diventa depresso, ha i suoi alti e bassi e prova tristezza, sollievo e gioia. Tendenzialmente costruisce relazioni sane e non vive il dualismo conflittuale tra corpo e mente.

L’approccio bioenergetico ci insegna a ripristinare un funzionamento psicofisico adeguato, consentendo l’aumento dell’energia vitale e del potenziale in ogni persona.
Il contributo di Lowen sottolinea l’importanza di introdurre e valorizzare il corpo all’interno del setting psicoterapeutico.
Le moderne terapie a indirizzo psicocorporeo si propongono di dare ascolto e voce a quelle parole che parlano del corpo.
“Mi manca l’aria” , “Ho un enorme peso alla bocca dello stomaco”, “Mi sento svuotato”, sono solo alcune delle tantissime espressioni verbali utilizzate dalle persone per descrivere le componenti corporee del proprio malessere. L’esplorazione e l’amplificazione di tali sensazioni permettono di intraprendere un percorso di riconnessione funzionale tra il Sé corporeo ed il pensiero, nella direzione di una maggiore consapevolezza del proprio mondo interno e dell’integrazione dell’esperienza corporea con quella mentale.

In tal modo l’individuo può provare un rinnovato senso di vitalità che gli consenta di avere una concezione di sé e del mondo che lo circonda positiva e costruttiva e di stabilire relazioni basate sul contatto profondo, la condivisione e l’autenticità.





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