Approccio cognitivo-comportamentale

Approccio cognitivo-comportamentale
Shaffer definisce la psicoterapia come un processo di apprendimento attraverso cui una persona acquista l’abilità di parlare a se stessa in modo costruttivo, così da riuscire a controllare la propria condotta. Questo nuovo modo di parlare a se stessi è ciò che viene chiamato ristrutturazione cognitiva, e costituisce la linea guida della terapia comportamentale razionale emotiva (REBT), che deriva dal paradigma cognitivista.

Secondo tale paradigma l’uomo non copia il mondo, ma lo trasforma attraverso un costante processo di creazione di significati.

In quest’ottica il sapere non è altro che il frutto di una ricerca di prospettive di senso, e le emozioni ed i pensieri non sono nell’universo dei fatti, bensì in quello delle loro rappresentazioni.

L’assunto fondamentale della terapia comportamentale razionale emotiva sostiene che il nostro modo di reagire emotivamente ed il nostro comportamento non sono determinati automaticamente dagli eventi esterni, ma dalla visione che abbiamo di tali eventi, cioè da come percepiamo, interpretiamo e valutiamo ciò che ci accade. Questo assunto è stato riscoperto e fatto proprio da Albert Ellis, ma ha le sue origini negli insegnamenti di alcuni grandi maestri orientali, quali Confucio, Lao Tze e Buddha, e dei filosofi stoici, quali Epitteto e Marco Aurelio.

Secondo Ellis lo star bene o male di un individuo non è mai in relazione ad un evento scatenante esterno, bensì sempre ad un sistema di convinzioni, ossia al modo in cui ciascuno valuta ciò che gli è accaduto; infatti le emozioni negative non vanno eliminate completamente, ma possono essere considerate come una sorta di segnale attraverso cui l’individuo si rende conto della necessità di operare qualche cambiamento per rimuovere alcuni ostacoli dalla propria vita.

Se però la reazione emotiva è troppo intensa e inadeguata, l’individuo difficilmente sarà in grado di mobilitare le risorse necessarie per superare gli ostacoli senza ricorrere al pensiero razionale.

La razionalità del pensiero viene definita in base a tre criteri: pragmatico, logico ed empirico. 

Secondo il criterio pragmatico viene definito razionale un modo di pensare che favorisce il conseguimento degli scopi fondamentali.

Secondo il criterio logico è razionale un modo di pensare che parte da premesse valide e contiene deduzioni esatte.

Il criterio empirico considera invece razionale un modo di pensare che sia basato su fatti reali e che sia congruente con la realtà oggettiva.

Per quanto riguarda il pensiero irrazionale, esso non solo ostacola il conseguimento degli scopi fondamentali dell’individuo, ma è anche caratterizzato da illogicità, assunti non convalidati, deduzioni erronee, nozioni assolutistiche.

Contiene inoltre esagerazioni e generalizzazioni eccessive.

Ellis e suoi collaboratori hanno messo in evidenza il fatto che le convinzioni irrazionali contengono tutte uno o più elementi comuni che danno la connotazione di irrazionalità ad un dato modo di pensare.

Tali elementi sono da considerare le categorie fondamentali del pensiero irrazionale e sono: doverizzazioni (Io, devo assolutamente…, Gli altri, o le cose, devono assolutamente…); insopportabilità, intolleranza (Io non tollero, non sopporto…); giudizi totali su di sé o sugli altri (Non valgo niente, Sei uno stupido, Sei una carogna); catastrofizzazione (E’ tremendo, Sarebbe terribile); indispensabilità, bisogni assoluti (Bisogna assolutamente…, Non si può vivere senza…).

Ellis ha inoltre individuato dieci convinzioni che non seguono nessuna logica e non corrispondono a nessun criterio di oggettività e che, in virtù della loro irrazionalità, possono causare reazioni disfunzionali al benessere dell’individuo.

Queste sono:

  • bisogna essere amati ed accettati da tutti (Istrionico);
  • bisogna considerarsi competenti e saper risolvere ogni situazione per sentirsi necessari, utili e degni di valore (Ossessivo);
  • ci sono persone cattive e spregevoli che devono essere giudicate e punite per le loro colpe (Paranoico);
  • è terribile che le cose non vadano come io desidero (Borderline);
  • l’infelicità umana trae origine da cause esterne e gli uomini hanno scarsa possibilità di evitare disturbi e sofferenze (Depresso);
  • se un evento futuro appare minaccioso e pericoloso, mi devo preoccupare fortemente e pensare che si verificherà certamente nella versione più temuta (Fobico);
  • le difficoltà della vita non vanno affrontate, ma evitate (Evitante; Fobico);
  • sono incompetente ed inadeguato e devo necessariamente dipendere da altri più forti di me (Dipendente);
  • il mio passato ha influito negativamente sulla mia identità attuale e continuerà per sempre a condizionare il mio comportamento (Depresso);
  • la vita propone continuamente problemi da risolvere ed io devo preoccuparmi fortemente se non trovo subito la soluzione a ciascun problema (Ossessivo).
Tali idee rispondono alla logica del bisogno, vale a dire alla convinzione che i propri desideri non siano delle legittime preferenze, ma delle verità assolute, e quando s’impongono in modo coatto ed ossessivo diventano causa d’innumerevoli disagi sia a livelli personale che relazionale.

Ellis si rese conto inoltre che era possibile considerare tutte le convinzioni irrazionali come derivate da, o subordinate a, tre doverizzazioni di base: doverizzazioni su se stessi (Io devo agire bene ed essere approvato da tutte le persone per me significative, altrimenti sono un assoluto incapace e questo è terribile!); doverizzazioni sugli altri (Gli altri devono trattarmi bene ed agire come io penso che debbano agire, altrimenti sono delle carogne, dei mascalzoni e meritano di pagarla); doverizzazioni sulle condizioni di vita (Le cose che mi succedono devono essere proprio come io pretendo che siano e tutto deve essere facile e gradevole, altrimenti la vita è insopportabile).
Ellis sostiene che gli esseri umani hanno la peculiarità di crearsi i propri problemi per mezzo del pensiero, attraverso l’immaginazione e tramite il proprio modo di comportarsi. A seconda di quale sia la modalità di funzionamento dell’individuo maggiormente coinvolta, le tecniche REBT vengono quindi distinte in tecniche cognitive, emotive e comportamentali.

Le tecniche cognitive includono:
  • la dissuasione e la ristrutturazione cognitiva, o messa in discussione delle convinzioni irrazionali (Individuazione (detecting) delle convinzioni irrazionali che vengono attivate in una data situazione.
  • Loro contestazione (debating) attraverso una serie di domande atte a farne constatare l’illogicità e l’incosistenza.
  • Discriminazione (discriminating) delle convinzioni razionali, espresse in termini relativi e di preferenza, dalle convinzioni irrazionali, espresse in termini assolutistici e di doverizzazioni); le affermazioni razionali di adeguatezza;
  • l’inversione razionale dei ruoli;
  • la dissertazione razionale;
  • il proselitismo razionale;
  • la biblioterapia.
Le tecniche immaginative coinvolgono l’immaginazione razionale emotiva (REI), la quale consiste nell’immaginare o rievocare nella fantasia una situazione spiacevole cercando di provare lo stato d’animo disfunzionale a essa collegato. Successivamente si cercherà di arrivare a provare un’emozione più appropriata mentre si continua ad immaginare la situazione spiacevole. Questa procedura è particolarmente utile per far proprio a livello viscerale il cambiamento nel modo di pensare, andando oltre il semplice insight intellettuale.

Infine le tecniche comportamentali consistono in: esercizi antivergogna (shame attacking); esercizi di assunzione di rischi (risk taking); uscire dal proprio ruolo (stepping out of character); desensibilizzazione in vivo; gestione delle contingenze (rinforzo e penalità).

Un altro importante strumento della REBT attraverso il quale si pone rimedio al processo che ha attivato la produzione di pensieri e reazioni disfunzionali è il modello abcde.

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