Perdita del peso e identità corporea

I problemi dell’alimentazione sono sempre più frequenti in tutte le fasce di età e in diverse tipologie di popolazione.
Adulti, anziani, bambini, sportivi, donne in gravidanza e neo-mamme, molto spesso mettono in atto comportamenti alimentari scorretti che portano all’insorgenza di problematiche di diverso genere, quali ad esempio il sovrappeso, i disturbi del comportamento alimentare (ad es. anoressia e bulimia), il diabete, le dislipidemie, ecc… Si tratta di sintomatologie con diverse origini eziologiche che necessitano di attenzioni di tipo medico, psicologico e nutrizionale. Tali problematiche costituiscono manifestazioni di un disagio globale della persona, nella quale si sono creati, nel tempo e per cause diverse, degli scompensi interni, che hanno compromesso il raggiungimento di uno stato di equilibrio psicofisico e l’acquisizione di quel principio di autoregolazione che consente di capire, ascoltando le proprie sensazioni, ciò di cui l’organismo ha bisogno.

Tale compromissione da un punto di vista psicologico è un importante segnale di malessere, in quanto indica una poco chiara identità corporea.

L’identità corporea può essere definita come la capacità di essere presenti a se stessi, di ascoltare e riconoscersi nel proprio corpo, e di dare adeguati significati alle sensazioni che ne derivano.
Quando abbiamo una buona identità corporea funzioniamo bene: ci accettiamo per come siamo perchè siamo in grado di autoregolarci; ci amiamo perchè siamo presenti a noi stessi e ciò ci permette di vivere sensazioni piacevoli e di ascoltare quelle spiacevoli come un segnale di squilibrio; sappiamo chi siamo indipendentemente dal giudizio degli altri e siamo quindi meno suscettibili alle pressioni esterne. D’altro canto quando tale identità è compromessa abbiamo poca fiducia nelle nostre sensazioni e quindi in noi stessi. Ne deriva un generale senso di insoddisfazione, spesso attribuibile al proprio corpo e all’immagine che esso ci restituisce.

I parametri di riferimento diventano quelli esterni: i modelli delle riviste patinate e della televisione costituiscono ideali largamente condivisi di bellezza e benessere fisico.
Le persone non vogliono perdere peso per riacquisire un buon equilibrio psicofisico; vogliono perdere peso per plasmare se stessi a immagine e somiglianza di un modello predefinito.

Di qui la tendenza a cercare una soluzione miracolistica, per ottenere un cambiamento drastico nel minor tempo possibile e senza cambiare le proprie abitudini di vita.
In alcuni casi per controllare il peso si fa ricorso a diete ipocaloriche (varianti del digiuno), in altri all’uso di farmaci (anfetamine, anoressizzanti…), che purtroppo certi professionisti senza scrupoli continuano a prescrivere, in contrapposizione alla deontologia professionale e alla legge.
Tali sistemi, se pure portano ad un rapido calo del peso corporeo nel breve termine, preludono poi, con il successivo ritorno alle abitudini precedenti, al ristabilirsi del peso iniziale, e spesso anche ad un aumento ponderale.

Una dieta in cui la perdita di peso è troppo rapida di fatto implica necessariamente che si stanno perdendo liquidi corporei, ovvero cellule dell’organismo, e quindi che si sta favorendo un rallentamento del metabolismo.

Tale risultato ha effetti catastrofici anche dal punto di vista psicologico. Si tratta infatti di sottoporre ad un forte stress tutto l’organismo producendo scompensi rilevanti a livello del sistema nervoso autonomo e del sistema endocrino, con conseguenze gravissime sulla vita emozionale dell’individuo.
Un cattivo dimagrimento può in certi casi corrispondere ad un vero e proprio tentativo di amputazione psicologica rispetto a parti inaccettate di sé.
Tale processo è analogo a ciò che succede in gran parte degli interventi di chirurgia estetica: si cerca di modificare una parte del proprio corpo nell’illusione che ciò porterà a non sentire disagio e senso di inadeguatezza.

Senso di inadeguatezza e sovrappeso spesso convivono nell’esperienza esistenziale dell’individuo.
Tale compresenza è indice di uno squilibrio psicofisico, e crea malessere.
È allora necessario intraprendere un percorso che favorisca la presa di coscienza delle condizioni che hanno creato questa situazione, attraverso strategie di intervento volte alla riacquisizione di una stile di vita adeguato e di abitudini esistenziali ed alimentari più sane.
Ciò può avvenire solo se si entra nell’ottica di effettuare un cambiamento, attraverso l’aiuto di professionisti qualificati capaci di mettersi in posizione di ascolto e di proporre interventi mirati alle esigenze e alla volontà della persona.
‘altra parte la presa in carico dell’individuo a volte necessita della collaborazione di figure professionali diverse che sappiano dialogare ed effettuare un lavoro di èquipe: ciò consente di attuare interventi che prevedano un sostegno psicologico alle persone che vogliono affrontare una dieta, e un monitoraggio nutrizionale nei trattamenti dei disturbi alimentari.





    Sono qui per ascoltarti: contattami senza impegno

    (* campi obbligatori)

    Il tuo nome (*)

    La tua email (*)

    Il tuo messaggio

    Scrivi il testo riprodotto qui sotto (è un'impostazione di sicurezza) (*)